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Il messaggio di Natale dell’Arcivescovo, Monsignor Rocco Pennacchio

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Anche noi, come i pastori, accolto il mistero, non possiamo restare fermi ma allargare il cuore, muoverci perché le nostre storie e quella della comunità cristiana vengano convertite.

Presso la chiesa di San Domenico in Fermo è possibile ammirare una suggestiva Adorazione dei pastori. Autore è Giovan Battista Gaulli, detto Baciccio, artista genovese molto attivo a Roma nel Seicento. Si dice fosse tra i pochi a non richiedere ai suoi soggetti di star fermi ma consentiva loro di muoversi, così da essere colti in una posizione di sorpresa e spontaneità, per raffigurare scene dinamiche, capaci di coinvolgere emotivamente lo spettatore.
Nel nostro dipinto, questo movimento si percepisce soprattutto nei pastori, i quali, davanti al Bambino adagiato su spighe di grano, scintillante di luce, mostrano gioia e stupore.
Essi hanno ascoltato e prestato fede all’annunzio dell’angelo, hanno veramente creduto che il segno era per loro, e si sono messi in cammino. Di per sé la nascita di un bambino, un evento così familiare, avrebbe potuto lasciarli indifferenti ma, giunti alla casa, seppero accogliere da poveri un Mistero di disarmante umanità; per tutto questo ci sono di esempio nel vivere il Natale.
Scriveva il Card. Martini: “I pastori vanno e vedono. Non discutono, non dubitano, non sono increduli, non alzano le spalle, non recalcitrano perché non capiscono, ma ascoltano il cuore. Il loro cuore li avverte che c’è qualcosa più grande dell’intelligenza umana, e credono alle sorprese di Dio: «Andiamo fino a Betlemme…». I pastori, gente semplice, sanno che Dio è più grande di noi, che Dio sorprende sempre”.

Il Baciccio seppe trasferire su tela il movimento dei pastori, la loro gioia e il loro stupore generati dall’essersi fidati dell’annuncio dell’angelo.
Anche noi, non da presuntuosi ma mendicanti di Dio, dobbiamo fidarci di Lui per “trasferire” nella nostra vita gioia e stupore, anche quando sono velati da sofferenza, contrarietà, malattia.
Anche noi, come i pastori, accolto il mistero, non possiamo restare fermi ma allargare il cuore, muoverci perché le nostre storie e quella della comunità cristiana vengano convertite. Da quando Gesù è nato, duemila anni fa, possiamo compiere e ricevere ogni giorno segni di incarnazione negli ordinari piccoli gesti di bontà, di umanità.
Se vivremo così, avremo Gesù nel cuore e la vita quotidiana ci apparirà un dono e non un peso insopportabile, perché abitata dalla Sua consolante presenza.
Auguri! •

Monsignor Rocco Pennacchio

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