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“Dalla Chiesa del campanile a quella del campanello che sa chiedere permesso e sa entrare nel modo giusto nelle diverse circostanze della vita”.

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L’intervento di Don Andrea Andreozzi questa mattina dopo l’annuncio della nomina a Vescovo

Ordinazione episcopale, domenica 18 giungno, nel pomeriggio in Cattedrale a Fermo

 

FERMO (3 maggio) – E’ prevista per domenica 18 giugno l’ordinazione episcopale di don Andrea Andreozzi. La cerimonia sarà celebrata nella Cattedrale di Fermo nel pomeriggio di domenica 18 giugno. Ecco l’intervento di questa mattina in Duomo del reverendo dopo l’annuncio dell’arcivescovo, Mons. Rocco Pennacchio che ha dato lettura al messaggio del Nunzio Apostolico in Italia, Emil Paul Tscherrig contenente l’ufficialità della nomina.

Grazie per essere qui. – ha esordito don Andrea – E’ bello condividere un momento di gioia per una persona, in questo caso la mia. Ringrazio il Vescovo Rocco, per l’incoraggiamento che mi ha dato quando mi lasciò partire per Assisi ed anche oggi per questa nuova missione che mi viene affidata. Un incoraggiamento carico di conforto, di vicinanza, di fratellanza. Quindi grazie davvero. La lungimiranza con la quale ha visto queste situazioni della vita mi ha molto aiutato per uscire anche dai confini dei problemi di ogni giorno, del durante. Non si è mai pronti per partire. La vita ci sorprende e ci coglie spesso impreparati. E credo che anche questo sia il caso. A volte penso che la vita sia una grande incompiuta perché a fronte di un Vangelo del compimento che c’è nelle scritture, noi siamo sempre un po’ a metà dell’opera e lasciamo sempre le cose in divenire. Questo credo che ci aiuti nell’umiltà e a capire che la Chiesa è un corpo dove ci si aiuta gli uni gli altri nella misericordia e nell’essere uniti in Cristo. Sono contento e insieme non posso dire di essere consapevole dei miei limiti e delle mie umane debolezze. L’altra mattina, don Roberto, padre spirituale, nell’omelia che ha tenuto nella cappella di San Nicolò nella giornata per le vocazioni, ha detto due cose. Ha detto che alcune cose nelle vocazioni funzionano né per logica (e questo detto da un ingegnere è tanto), né per merito. Credo che tu abbia ragione Roberto, e ti ringrazio per questo. Ringrazio la comunità del Seminario di Assisi che è venuta fin qua oggi che all’ultimo momento si è affrettata a partire. L’annuncio mi ha trovato lì, insieme a loro e mi troverà ancora insieme a loro in questi giorni di preparazione. Sono arrivato a metà dell’opera, purtroppo il mandato finisce prima, avrei voluto concluderlo. Mi accontento del triennio, della laurea breve – ( sorride don Andrea n.d.r) – Avrei voluto fare la specialistica per essere più pronto alla nuova missione. Non posso che ringraziare i miei amici preti che sono qui a partire dal vicario, don Enrico Brancozzi, don Giordano Trapasso, non c’è ora, ma si è fatto vicino sempre in questi tempi, in questi anni e li ringrazio per il lavoro che svolgono e i preti che ho incontrato da sempre che mi hanno aiutato a crescere. A maturare nella vocazione e a portare avanti insieme il lavoro pastorale di questa diocesi. Ringrazio i professori del seminario che mi hanno affascinato allo studio della teologia e delle sacre scritture, davvero a loro la gratitudine va per sempre. Io avevo concentrato tutte le mie emozioni su questo mese nei giorni 10 e 17. Uno lo avevo cerchiato con il nero, l’altro con il rosso, e pensando a queste date avevo rafforzato i piedi dei tavoli della nostra sala video. Perché a volte qualcuno ci salta sopra quando si emoziona vedendo le gare di calcio. Oggi è il 3 di maggio e tutto l’investimento ho dovuto ritrarlo qua. Sono davvero emozionato e non vorrei prolungarmi di più, altrimenti mi vien da piangere”.

L’ultimo pensiero va al nord delle Marche, alla mi nuova Diocesi. Don Armando mi ha mandato una lettera di presentazione della sposa e sono contento che abbia usato questa immagine perché l’ho usata anch’io nel rivolgermi alla Chiesa a cui sono destinato come Pastore: una sposa bella anche se con delle rughe, una sposa, che presto visiterò e che conoscerò pian pianino. Suonerò al campanello e chiederò permesso con delicatezza. Il campanello è una immagine che viene usata nel testo di don Armando quando parla del passaggio della Chiesa del campanile a quella del campanello che sa chiedere permesso e sa entrare nel modo giusto nelle diverse circostanze della vita. Un saluto e un abbraccio a don Armando, un saluto e un abbraccio a don Sandro, che mi aspetta in quelle terre che avrò dunque come amico e vicino di casa. La casa con il campanello e il vicino di casa. Penso che tutto questo possa aiutarmi a ricordare gli anni della parrocchia, gli anni del Seminario di Assisi dove davvero mi sono sentito a casa. L’ultimo ringraziamento dei vescovi dell’Umbria perché mi hanno aiutato a crescere. Sono stati estremamente vicini in questo tempo, mi hanno confortato e mi hanno rivestito di una fiducia forse spropositata. Quando diventai prete e andai per la prima volta a Monte Urano, don Filippo Concetti mi disse godrai di un eccesso di stima da parte di questa gente. E’ vero, ho ricevuto dalla vita più di quello che ho saputo restituire. E per questo chiedo perdono e ringrazio Dio”.

(Ringraziamo la Parrocchia di San Pio X di Porto Sant’Elpidio per aver gentilmente concesso le immagini)

About Tamara C.

Direttore de La Voce delle Marche

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