Campione di sermoni, quindi, ma sempre ha conservato quella semplicità che racchiudeva nella sua antica veste: indossava la “tonaca lunga”, sempre come il don Camillo! D’estate diventava bianca prestandosela direttamente dalla sagrestia. Per la prima volta mi sono confessato da lui perché sapevo che non dovevo dire neppure una sola parola e così andò; mi istruì con l’etimologia del mio nome e le eventuali declinazioni storiche. Di notte il cappello a falda larga. Con il mio primo orologio mi divertivo a cronometrare le sue omelie e il record fu di 38 minuti.
Ci fece catechismo per la cresima: i fogli erano scritti a macchina e sorprendentemente parlavano come lui, ma senza il raro balbettio. Credeva nella buona convivenza della popolazione dei suoi affezionati comuni, dove il parroco svolgeva un ruolo determinante per le piccole comunità: a costo di sbagliare cercava di fare da collante per il giusto come poteva. Don Gildo, nel suo essere totalmente fuori dal tempo, è stato un uomo che ha dato i ritmi ad un tempo. Un tempo giusto e paradossalmente divertente, perché mai banale. D’altronde, se conosco la messa in latino maccheronico, è merito suo. Era unico e gli ho voluto bene. Bisognerebbe avere la forza e il giusto tempismo per ringraziare le persone che ci hanno fatto del bene quando ancora ci sono. “Così cantava Patty Pravo al Sanremo del…”. •
Ludovico Peroni
Immagine: Fortunato Frontoni, “Memorie paesane”, Montappone 2008. Don Gildo e il maestro Mario Vita, figure caratteristiche di Montappone, in una scena d’altri tempi
salve, vado cercando delle notizie su Don Gildo magari persone che lo conoscevano o conoscevano la sua storia, se mi da la possibilità di poterla contattare ne sarei contento.
Paolo Angeletti