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Padre Vittorio Blasi

La vita per il Burundi

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Ricordo del belmontese p. Vittorio Blasi (1941-2015) missionario

Ogni volta che la mia mente ricorda la vita di P. Vittorio, un sentimento di riconoscenza e di lode invade il mio spirito. Era un uomo tutto di Dio e dei poveri; non c’era altro pensiero nella sua mente che quello di servire i suoi bambini, la gente povera e ammalata del Burundi ed il suo Dio attraverso l’amore alla Santissima Madre la Vergine Maria.

Lo ricordo sempre quando arrivava alla nostra casa di formazione dei Saveriani, per chiedermi un servizio con la sua macchina, vecchia, brutta, in una situazione meccanica non molto favorevole. Scendeva dalla macchina sempre con il rosario in mano, pregando certamente la Madonna. Mi salutava e tante volte mi diceva: “Guarda: non ho benzina e non ho niente, neanche 10 franchi per comperarla, come fare”?
Mi raccontava con gioia che qualcuno dopo la Messa, spesse volte gli dava un’offerta di 20 mila o 50 mila franchi. Gioioso mi diceva: “Guarda con quei soldi ho comperato un po’ di pane per i miei bambini, saranno contenti!” Lo vedevo tanto contento. Nulla era per lui, tutto quello che riceveva era per i poveri, per i bambini, per i malati. “Neanche per la benzina”, spesso ripeteva e io nel mio pensiero mi dicevo: “Come mai non hai soldi per la benzina se quella persona ti aveva dato 50 mila franchi, perché non comperarne un po’?” Quella era la mia logica, la sua era un’altra, tutto per gli altri nulla per sé: così ha vissuto la sua vita. Nella sua stanza non c’era nulla se non il letto, una scrivania, un armadio e delle sedie …. nulla a confronto con la stanza di qualsiasi prete in Bujumbura. Posso dire che, anche essendo straniero, ha vissuto come un padre povero, più povero della maggior parte dei preti di Bujumbura, locali e stranieri.
Un sacerdote povero, non perché non riceveva soldi, ma perché tutto quello che aveva, lo dava ai suoi bambini, ai poveri. Un prete che amava la Santa Messa, la confessione e il rosario.
La sua giornata si svolgeva in queste attività: celebrare la Messa, confessare, pregare e visitare gli ammalati ed i bambini. Portava sempre il rosario in mano, anche quando era in ospedale. Quando si è sentito male, ha guidato da solo la macchina fino all’ospedale. Portava sempre il rosario in mano anche quando era molto malato, quando non riconosceva più la gente pregava, si vedeva dal movimento delle sue labbra. Sempre innamorato della Vergine Maria e per Lei aveva tutta devozione molto forte ed un amore profondo. Nella diocesi hanno sentito la sua mancanza; infatti negli ospedali mancano i preti per visitare i malati. Lui era sempre in servizio, portando il santo Sacramento e confessando. Adesso non c’è un altro prete impegnato e disponibile come lui; ricordo che in un incontro della diocesi, il vescovo ed i preti parlavano di questo problema: tutti hanno riconosciuto il grande lavoro che Padre Vittorio ha svolto. Quando era ricoverato in ospedale, il primo giorno, ha chiesto di chiamarmi. Quando sono andato a visitarlo in ospedale, mi ha detto: “ Padre, tutto è finito, sto per morire, ti prego guarda i miei bambini.” Io ho cercato di dargli la speranza della guarigione. Ho parlato con i medici per interessarmi delle sue condizioni di salute che purtroppo erano precarie. Il suo unico pensiero erano i suoi bambini.
È ritornato al Padre con questo desiderio: che i suoi orfanelli continuassero ad essere curati da noi. Padre Vittorio ha fatto anche l’Orfanatrofio ‘Casa della gioia di santa Rita da Cascia’, insieme con Sandra Kanyana. Ora ci vivono 126 bambini.
“La mia gioia è compiere la Tua volontà” (Salmo 18) •

P. Ruben Macias

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