Don Tonino Bello commentava l’incontro dei Magi dicendo che una volta visto il bambino e la madre “si potrebbe concludere che vissero felici e contenti”. E invece no, dopo aver offerto i doni fecero ritorno alle loro terre “per un’altra strada. Da allora sarà sempre così per chi lo ha trovato e poi vuole rimanere con lui: bisogna saper cambiare strada, per non perderlo, anzi, per non perdersi”. Papa Francesco, nella messa dell’Epifania, ricorda che i Magi si sono messi in cammino guidati dalla stella, perché hanno intuito “che per vivere davvero serve una meta alta”, una stella che “orienta il cammino”. Ci sono meteore, quali “il successo, il denaro, la carriera, gli onori, i piaceri ricercati come scopo dell’esistenza”, che “brillano per un po’, ma si schiantano presto e il loro bagliore svanisce”. Depistano invece che orientare. La stella del Signore è “sempre presente, è mite, ti prende per mano nella vita e ti accompagna”. Ma chiede di mettersi in cammino, muoversi, uscire; non aspettare ma rischiare: “Seguire Gesù non è un educato protocollo da rispettare, ma un esodo da vivere”.
La liturgia di questa prima domenica del nuovo anno ci porta, dopo l’Epifania, a fare memoria del battesimo di Gesù. Francesco celebra nella Cappella Sistina e battezza 34 neonati, 16 bambini e 18 bambine. E chiede ai genitori di mettersi in cammino, in un certo senso, cioè di “percorrere” con i propri figli la strada della trasmissione della fede, che, dice il Papa, “si può fare soltanto ‘in dialetto’, nel dialetto della famiglia, nel dialetto di papà e mamma, di nonno e nonna.
Poi verranno i catechisti a sviluppare questa prima trasmissione, con idee, con spiegazioni”. Ma se manca il dialetto, “se a casa non si parla fra i genitori quella lingua dell’amore, la trasmissione non è tanto facile, non si potrà fare. Non dimenticatevi. Il vostro compito è trasmettere la fede ma farlo col dialetto dell’amore della vostra casa, della famiglia”.
Ricordare il battesimo di Gesù, afferma ancora Francesco, significa ricordare “la disponibilità di Gesù a immergersi nel fiume dell’umanità, a prendere su di sé le mancanze e le debolezze degli uomini, a condividere il loro desiderio di liberazione e di superamento di tutto ciò che allontana da Dio e rende estranei ai fratelli”. Nello stesso tempo la festa del battesimo di Gesù, afferma all’Angelus, “invita ogni cristiano a fare memoria del proprio battesimo”. Ed è una data che dobbiamo conoscere, avere sempre nella memoria “perché è una data di festa, è la data della nostra santificazione iniziale, è la data nel quale il Padre ci ha dato lo Spirito Santo che ci spinge a camminare, è la data del grande perdono”. E aggiunge: “Non dimenticatevi: quale è la mia data del battesimo?” •
Fabio Zavattaro