Convivialità è oltrepassare se stessi nella donatività, recuperando i valori della bontà, della riconciliazione, della condivisione fraterna dei doni. I fedeli partecipanti guardano a Colui che si è immolato ed è risorto per farci risorgere. Condividere il dolore del venerdì santo sulla croce, insieme poi alla gioia del risorgere a Pasqua è la risposta valida alla solitudine esistenziale che le persone sperimentano e per cui hanno bisogno di essere orientati agli eventi della salvezza. Più volte è stata lamentata la difficoltà che i cristiani hanno nel comprendere il sacramento a causa della prevalenza dell’elemento di religione naturale per cui pensano di dover fare una scalata verso Dio mentre è proprio Lui che viene a trovarci e a vivere in noi. Il Padre ci raduna, ci stringe a sé con il suo Spirito.
La partecipazione alle cerimonie, ben vestiti, calzati e pettinati possono servire a fare belle comparse. Nell’eucaristia domenicale la preminenza è per colui che agisce con noi e che non vuole suggestionarci ma si nasconde sotto le apparenze del pane e del vino, ostia santa, corpo e sangue, umanità e divinità: è rivelato nella fede. Si va cercando nella parrocchia di poter riscoprire meglio il senso profondo di questo sacramento non come celebrazione domenicale in se stessa, di riti esteriori, ma epifania del Risorto nella comunità con rapporti di fiducia e di servizio. Il divin Figlio incarnato ci lega come figli adottivi dell’unico Padre e suoi fratelli nello Spirito. •
Tiberi Fabio