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Un corpo solo

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“Non si può partecipare all’Eucaristia senza impegnarsi in una fraternità vicendevole”, sincera, ci spiega il Papa per il Corpus Domini.

Prima Minneapolis, poi Atlanta. Violenze dopo l’uccisione di un ragazzo di colore; violenze e proteste che si sono diffuse in molti Stati dell’America e in altre città del mondo. Vengono alla mente le parole di Martin Luther King, il leader dei diritti civili dei neri d’America, che sognava una terra dove le differenze razziali non avessero cittadinanza: sognava bambini e bambine di colore “unire le loro mani con piccoli bianchi, bambini e bambine, come fratelli e sorelle”. La forza dell’amore, della non violenza che aveva nel Mahatma Gandhi un testimone insuperato. Parlando nella festa di San Pietro disse: “metteteci in prigione e noi vi ameremo ancora. Mandate i vostri incappucciati sicari nelle nostre case, e noi vi ameremo ancora. Ma siate sicuri che vi vinceremo con la nostra capacità di soffrire. L’amore è il potere più duraturo che ci sia al mondo”.
In questa domenica, in cui la chiesa fa memoria del corpo e sangue di Cristo, è proprio l’amore in primo piano: cos’è il donarsi come agnello pasquale, la presenza come pane della vita se non proprio un messaggio d’amore che apre le porte, indica la strada verso la Gerusalemme celeste? Celebrando il Corpus Domini Benedetto XVI ricordava che “la comunione con il Corpo di Cristo è farmaco dell’intelligenza e della volontà, per ritrovare il gusto della verità e del bene comune”. Per Francesco, nell’eucaristia adoriamo “il tesoro più prezioso” che Gesù ha lasciato alla comunità cristiana.
Nel discorso che pronuncia nella Sinagoga di Cafarnao, come racconta Giovanni, Gesù dice di essere il “pane vivo disceso dal cielo”. Gesù, nelle sue parole, fa memoria dell’Antico Testamento, cioè il pane immagine che esprime saggezza, e rimanda alla manna piovuta dal cielo, che ha alimentato gli ebrei durante la peregrinazione nel deserto. Gesù è il pane vivo disceso dal cielo: “se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”. È venuto non “per dare qualcosa, ma per dare sé stesso, la sua vita, come nutrimento per quanti hanno fede in lui”.
Francesco celebra all’altare della Cattedra, prima di incontrare i fedeli per l’Angelus. L’Eucarestia, afferma nell’omelia, è “memoriale che guarisce la nostra memoria”, e accende “il desiderio di servire”, fino a creare “catene di solidarietà” con chi ha fame, non ha lavoro, o è povero. Senza memoria “diventiamo estranei a noi stessi, ‘passanti’ dell’esistenza; senza memoria ci sradichiamo dal terreno che ci nutre e ci lasciamo portare via come foglie dal vento”. La memoria “non è una cosa privata, è la via che ci unisce a Dio e agli altri”. Eucaristia, memoriale che “guarisce anzitutto la nostra memoria orfana”, segnata da mancanze di affetto e da delusioni cocenti; guarisce “la memoria negativa, che porta sempre a galla le cose che non vanno e ci lascia in testa la triste idea che non siamo buoni a nulla”; che guarisce la memoria chiusa”.
Nel discorso che precede la recita dell’Angelus, il Papa ha sottolineato “l’effetto mistico” e “l’effetto comunitario” dell’eucaristia, “calice condiviso” e “pane spezzato”. Il primo, l’effetto mistico, “riguarda l’unione con Cristo, che nel pane e nel vino si offre per la salvezza di tutti. Gesù è presente nel sacramento dell’Eucaristia per essere il nostro nutrimento, per essere assimilato e diventare in noi quella forza rinnovatrice che ridona energia e voglia di rimettersi in cammino, dopo ogni sosta o caduta”. Questo richiede “la nostra disponibilità a lasciar trasformare noi stessi, il nostro modo di pensare e di agire; altrimenti le celebrazioni eucaristiche a cui partecipiamo si riducono a dei riti vuoti e formali”.
L’effetto comunitario è la “comunione reciproca di quanti partecipano all’Eucaristia, al punto da diventare tra loro un corpo solo, come unico è il pane che si spezza e si distribuisce”. Per Francesco, “non si può partecipare all’Eucaristia senza impegnarsi in una fraternità vicendevole”, sincera. Tra i suoi discepoli il Signore sa che “ci sarà sempre la tentazione della rivalità, dell’invidia, del pregiudizio, della divisione”, per questo, afferma Francesco, “ci ha lasciato il sacramento della sua presenza reale, concreta e permanente, così che, rimanendo uniti a lui, noi possiamo ricevere sempre il dono dell’amore fraterno”. •

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