Il gran tour di Alessandro Verri e la marchesa Margherita Sparapani Gentili: il loro racconto di eventi prodigiosi ma non troppo.
Siano nell’autunno 1793. Alessandro Verri, fratello del più celebre Pietro Verri, milanese, fondatore del Caffè e dell’Accademia dei Pugni, vive da molti anni con la nobildonna Margherita Sparapani Gentili. Lei è originaria di Camerino, ma trasferitasi a Roma, dopo aver sposato nel 1753 il marchese Giuseppe Boccapadule, aveva aperto nella città eterna un salotto culturale assai attivo e frequentato. Sono note biografiche prese dal saggio, bello e interessante, di un giovanissimo e brillante studioso civitanovese: Matteo Gentili, il cibo prelibato, il clima anomalo e la Madonna Miracolosa degli Splendori – Alessandro Verri racconta Civitanova Alta fra il 1793 e il 1794, in Civitanova Immagini e Storie, nuova serie 4 (17), pp. 32 – 45, Recanati, febbraio 2020.
I due amanti si sono incontrati circa trent’anni prima nel salotto della nobildonna e “da allora è stato l’amore a tenerli uniti, in un ménage che dapprima si svolge nell’urbe, poi si va spostando verso l’Italia settentrionale e le capitali d’Europa che i due hanno idea di visitare nei tempi che verranno” (Ibidem, pag. 32). Dopo aver soggiornato a Camerino, la coppia proprio alla fine dell’estate del mille settecento novantatré decide di trascorrere l’inverno e la primavera dell’anno successivo a Civitanova, ospite in uno dei palazzi di famiglia del Governatore di Camerino, Roberto Roberti. I due hanno al loro seguito camerieri, servitù e provvigioni. Sono curiosi di conoscere la cittadina, la sua storia e la vita quotidiana di una piccola città che contava allora settemila anime.
Alessandro Verri scrive al fratello Pietro continue lettere nelle quali lo informa sulla posizione geografica di Civitanova Alta. È poco lontana dal mare di cui sente quasi il rumore delle onde. Il territorio è fertile, l’olio veramente buono, il vino è eccellente. Abbonda la carne di maiale e di pollo. Il pesce è tra il più saporito del Mediterraneo. La frutta è abbondante e a buon mercato. Si gode di un tempo veramente anomalo per essere inverno. Qualche volta, la nebbia, che viene dal mare, ricopre anche la cittadina posta sulla collina. Il postino del paese è lo speziale. Ha un difetto. Non sa leggere. La cosa suscita l’ilarità del fratello Pietro. È veramente pericoloso, fa osservare, che qualche lettera possa andare a finire nelle mani sbagliate.
I giorni e le settimane trascorrono felici. Festeggiano il Natale e il Carnevale. Il tempo passa e i due si trovano a vivere alcuni eventi che toccano da vicino la cittadina. Il 28 febbraio Alessandro scrive al fratello una lunga lettera nella quale racconta gli strani casi che ruotano attorno ad una chiesina, posta fuori le mura di Civitanova, dove proprio nel febbraio del 1794 si verificarono strani bagliori alla sommità del tetto. Per raccontare l’episodio, Alessandro parte dalla vicina Madonna di Loreto, ad una piccola cappella situata a Montesanto, l’odierna Potenza Picena e infine ad un prete di Morrovalle che chiude al culto una cappella dove un crocifisso aveva iniziato, secondo alcuni, ad operare miracoli.
“Sono in mezzo di Madonne miracolose. Lascio stare quella di Loreto, che avendo stabilito da secoli la sua celebrità, ormai non la conferma con i suoi miracoli. A Montesanto, luogo da qui distante quattro miglia, essendo rimasta una cappella in luogo dove era una chiesa, la quale fu demolita per mancanza di entrate a mantenerne il culto, si erano accorti in quei dintorni che una campanella annessa alla Cappella suonava da sé. Eccoti concorrere contadini, e persone d’ogni genere da tutta la provincia, storpiati, ciechi, ratratti d’ogni specie: lasciare stampelle, sciogliersi cinte d’ernie, appenderle ai candelieri, pianti di consolazione, miracoli strepitosi, quotidiani, infiniti. Vi sta un valente prete il quale grida fede, fede e miracolo: che se il miracolo non succede, e lo storpiato cade, o si lagna più che mai, il bravo prete urla che il penitente non ha fede e lo scaccia come un reprobo” (Ibidem, pag. 39). Le elemosine si accumulano. Si celebrano messe a cinque paoli l’una. Alcuni giovani, fatta la guardia attorno al perimetro della cappella, notano che nei giorni successivi la campanella non suona più come prima.
Ma Alessandro freme per informare ancora il fratello su quello che sta succedendo a Civitanova poco lontano dalla abitazione dove è ospite. Scrive: “Eravamo da circa un mese con la novella di questo nuovo Santuario, quand’ecco recentemente qui ne abbiamo un nuovo, distante un quarto di miglio, e che vedo continuamente dalle finestre di questa casa. Vi è una cappella la quale è un avanzo di una chiesa demolita, ed essa è dipinta con la Madonna e diversi santi, ed ha un cancello di legno davanti. Saranno dieci giorni che si disse vedersi degli splendori soprannaturali dentro la cappella in tempo di notte. Ora ogni sera si raduna a quel luogo molta gente a centinaia; cantano litanie, finite queste incominciano gli splendori, si intonano di nuovo le Litanie” (pag. 40).
Qualcuno non è convinto del miracolo. Infatti, “Esaminato il caso da alcuni sensati si è scoperto che lo splendore deriva da un impostore il quale tiene sotto il ferraiolo una lanterna, sta di contro alla cappella, e destramente scopre il suo lume, lo dirige con un lampo nell’interno di essa, e specialmente il moto dell’ombra del cancello, produce della illusione. Gli uomini preparati la accettano facilmente. Un canonico poi il quale intona le litanie con maggiore fervore, e che vede molto vicino gli splendori, ha già rubata gran parte della elemosina che vi gettano i devoti”.
Anche il cocchiere di Alessandro Verri, un uomo di Locarno, nel Cantone dei Grigioni, cristiano e praticante come nessun altro “ Si è accorto che il lume proveniva da una lanterna umana: volle dire qualche parola, e subitamente si sentì qualificato dalla calda moltitudine col titolo di Giacobino, e vi furono anche minacce”.
La marchesa si adopera perché vengano sviate su di loro le accuse di non credere ai miracoli che accadono nella chiesetta. Fa suonare trombe e tamburi in onore della Madonna e ordina che le finestre dell’abitazione, che guardano verso la chiesa miracolosa, siano illuminate. In questo modo viene allontanata ogni minaccia. L’antica edicola votiva fu restaurata nel 1784 da Pietro Simone Natinguerra, cittadino facoltoso di Civitanova Alta. Il restauro della chiesetta, costruita negli anni successivi, è stato voluto da mons. Angelo Fagiani, quando era parroco di Civitanova Alta.
In un’altra lettera, indirizzata al fratello, Alessandro Verri scrive: “È la prima volta in vita mia che ho potuto conoscere una simile situazione.
Essa fu per me inopinata mentre infatti e nell’interno mio, e nell’esterno sono riconosciuto in Roma per sincero e franco nemico dell’anarchia francese appena cominciò”. Alessandro Verri è ancora alla ricerca di cause razionali che spieghino tutti i prodigi che si sprigionano nella chiesetta della Madonna degli Splendori: “La nostra Madonna seguita ad avere concorso, e operare miracoli. Ora si è scoperta l’origine di tale adunanza, ed è derivata da una meretrice, delle più screditate, la quale fu la prima a vedere le scintille miracolose. Siccome poi il vicario, e l’arciprete di questo clero, sono persecutori della fragilità, e non hanno giudizio, né discrezione in questa delicata materia, così la gioventù dell’uno e dell’altro sesso, ha abbracciato calorosamente questa occasione di congregarsi di notte nella valle dove sta il nuovo santuario, e fra le devote Litanie, Belzebù gode di qualche contrabbando”.
Il soggiorno volge al termine. In un’ultima lettera, indirizzata al fratello, scrive: “Ho cominciato a verificare che le luci notturne della vicina Madonna possono essere lucciole; in questa stagione qui non vi vogliono essere, ma l’inverno più mite del solito le ha fatte nascere. Qualche contadino se n’era accorto, ma non ardiva dirlo. Il concorso continua”.
Deve cercare qualche movente razionale che non sia quello dettato dalla religione per spiegare gli strani raggi di luce che promanano dal tetto della chiesa. I due ospiti lasciano Civitanova il 21 aprile 1794 per l’alto maceratese. •