Home » prima pagina » Profeti e testimoni. La cultura della cura

Profeti e testimoni. La cultura della cura

Stampa l articolo

La pandemia ha messo a nudo ed amplificato tante contraddizioni che caratterizzano la nostra società fondata sull’individualismo.

Cogliamo dalle parole di Papa Francesco per la 54° giornata della Pace l’occasione per approfondire il concetto di “cultura della cura” sul quale il messaggio è incentrato.
La pandemia Covid-19, da un lato ci ha resi consci di “trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme” ed ha evidenziato “numerose testimonianze di carità e solidarietà” ma dall’altro ha anche messo a nudo e amplificato le tante contraddizioni che caratterizzano la nostra società fondata principalmente sull’individualismo, sul proprio interesse personale, di condizione, di gruppo, di nazione.
In questo contesto il messaggio scelto da Papa Francesco per la giornata mondiale della pace intitolato “La cultura della cura come percorso di Pace” indica l’importanza di prenderci cura gli uni degli altri per la promozione della dignità, dei diritti della persona, “per debellare la cultura dell’indifferenza, dello scarto e dello scontro, oggi spesso prevalente”.
Il tema della “cultura della cura”, individua un approccio operativo laico che spinge ciascuno ad agire avendo autenticamente a cuore e vicine le persone, le situazioni, le marginalità. Un sentire come proprie le vicende comuni, orientando, come criterio, il nostro pensare, prima ancora delle nostre azioni, al conseguimento del bene comune: aprirsi, disporsi, incontrare, condividere, è il terreno su cui si gioca il mio essere persona in relazione, in comunione, ed è la via per la costruzione della pace; è l’esatto contrario del disinteresse, del “me ne frego!”. Corrisponde ad un cambio di mentalità, è il profondo e autentico esercizio della carità.
Lo stesso Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, intervenendo sull’argomento e sui temi proposti dal Papa sottolinea l’importanza di coltivare, sia nel discorso pubblico sia al livello personale, una grammatica della cura che rimanda al profondo significato del senso di responsabilità e corresponsabilità.
Analizzando e descrivendo il percorso della cura del bene comune, Papa Francesco, chiarisce “Ogni aspetto della vita sociale, politica ed economica trova il suo compimento quando si pone a servizio del bene comune, ossia dell’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono sia alla collettività sia ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più celermente”.
Una sollecitazione bella e centrale quella del Papa che unisce la parola “cura” al bene comune e allarga l’orizzonte e lo sguardo su ogni vissuto della nostra realtà anche la più semplice e apparentemente innocua. Il messaggio del Papa richiama atteggiamenti di “cura” nelle ordinarie e quotidiane attività del nostro lavoro, della famiglia, della politica. Una sollecitazione e un incoraggiamento per discernere e operare secondo Dio e non certo ispirarti da egoismi e interessi personali o di parte, è il contributo autentico dei credenti o meglio di ogni uomo di buona volontà che attinge da quel patrimonio di tutti ispirato dall’esperienza cristiana.
Qui poniamo lo sguardo, per quello che possiamo, al mondo del lavoro e dell’economia. Un ambito di concretezza, che più direttamente può sentirsi stimolato dalla “cultura della cura”, favorendo veri processi di coinvolgimento di tutta la comunità, dai cittadini, agli imprenditori alle istituzioni, che stimoli l’elaborazione di nuovi modelli economici che aprano a nuovi stili di vita sostenibili in armonia con il creato, dando voce a chi non ha, dove la dignità umana prevalga sull’uso del denaro (Mauro Margutti).

Siamo tutti consapevoli che il nostro modello economico, basato esclusivamente sull’assolutezza della produzione, del consumo e la massimizzazione dei profitti accresce le diseguaglianze sociali. Invece in un’economia del prendersi cura, le scelte sarebbero determinate non solo dal profitto ma anche e soprattutto dalle esigenze di miglioramento delle condizioni umane delle persone.

Una riflessione sull’economia animata da una “cultura della cura” ci invita anche ad un attenta analisi tra economia reale e finanza; ma soprattutto ad una rilettura di una finanza a servizio dell’economia, lontana da fini esclusivamente speculativi, e volta alla creazione e sostegno di occupazione e sviluppo.
Ancora, la “cultura della cura” in economia dovrebbe elaborare nuovi indicatori per misurare in modo più ampio e completo non solo l’efficienza ma anche la sostenibilità ambientale (per noi e per le future generazioni) e il livello di inclusione e soddisfazione sociale in particolare con riferimento alle categorie che risultano più deboli, disabili, giovani e donne. Quest’ultime per altro il Papa nel messaggio le individua come essenziali nella testimonianza della “cultura della cura” auspicando un “forte e diffuso protagonismo delle donne, nella famiglia e in ogni ambito sociale”. La logica del PIL che misura in termini quantitativi la produzione dei beni e dei servizi, non è sufficiente a misurare il ben-essere della società. Bisognerebbe introdurre indicatori che sappiano valutare accanto al PIL i vari livelli di sostenibilità. La stessa impresa come soggetto economico privato organizzato a produrre e a dare lavoro è destinataria e soggetto attivo della “Cultura della cura”. Nell’impresa si dovrebbe dare maggior valore al “bilancio sociale” che permetterebbe di valutare la ricchezza creata dalla medesima in funzione dei servizi offerti alla comunità in cui opera e del livello di sostenibilità economica, sociale e ambientale.
A livello di sostenibilità economica un ruolo importantissimo rivestono le nostre scelte consapevoli e responsabili come consumatori con acquisti attenti e ragionati, premiando imprese sostenibili dal punto di vista ambientale ed umano (Becchetti).
Questa riflessione, sicuramente incompleta, merita maggiori approfondimenti, magari a più voci, così da rilanciare un tema comune alla vita di tanti laici, spesso soli, e incapaci di fare scelte significative e coerenti con la propria fede. •

About la redazione

Vedi anche

Celebrazioni liturgiche nel tempo di quaresima e per la Settimana Santa 2021

Anche quest’anno ci viene offerta la possibilità di percorrere l’itinerario quaresimale in comunione con la …

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: